Ma cosa dici? Geopolitica delle parole, quando la forma è anche sostanza

COSA FAREMO:

"Il tempo di comunicazione è tempo di cura". Lo dice anche una Legge (la numero 219 del 2017), ma non sempre medici e pazienti si capiscono, visto che i primi parlano la loro lingua, diversa da quella dei secondi. E altrettanto spesso i media non aiutano, utilizzando formule e linguaggi che banalizzano le situazioni e ingannano lettori e ascoltatori.

Per comprendere il referto di una semplice radiografia non ci basta conoscere l'italiano, molti si sorprenderanno del fatto che il cavo orale e la bocca siano la stessa cosa. Allo stesso modo, nel racconto quotidiano dei nostri media continuiamo a leggere che "oggi l'autopsia chiarirà le cause del decesso", quando è noto che per un referto autoptico attendibile servono settimane, se non mesi o apprendiamo del "paziente in prognosi riservata" come di una persona al confine tra la vita e la morte, mentre la formula indica solo l'impossibilità di una previsione certa sul suo decorso.

Eppure, proprio perché riguardano noi tutti, senza eccezioni, le parole della salute - quelle dei medici e quelle dei media - dovrebbero essere chiare, semplici e precise. Con Salvo Anzaldi, giornalista ed esperto di comunicazione sanitaria

 

TARGET:

Insegnanti, educatori, studenti e studentesse, pubblico interessato al tema

 

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INFO E CONTATTI:

formicalabaps@gmail.com