Pinocchio continua a incantare i bambini che in cerchio si mettono ad ascoltare mentre lo si legge. E questo nonostante – o forse proprio perché – è un racconto duro, popolato da disgrazie, inganni, metamorfosi. È una favola che non consola, non addolcisce, ma apre interrogativi. E’ questo uno dei suoi pregi più grandi: ci invita a interrogarci su cosa significhi davvero diventare umani.
«A furia di andare a modo mio, ho sempre avuto qualche disgrazia.»
Con queste parole Pinocchio stesso ci introduce nel cuore della sua esperienza: crescere e sbagliare. E allora la domanda per noi adulti, educatori, genitori, è immediata: sappiamo ancora permettere ai nostri figli di sbagliare? O li proteggiamo tanto da non lasciarli mai cadere?
Pinocchio è un esperimento in diretta, a cui assistiamo pagina dopo pagina. È la storia di una “cavia” che perde quasi subito l’intermediazione della scuola e della famiglia, e si ritrova sola a esplorare i casi della vita senza alcun abbecedario. Ogni avventura è un diverso impatto con il mondo: quando si brucia i piedi, quando viene impiccato, trasformato in asino, inghiottito, messo alla macina…
Ogni volta muore una parte del pezzo di legno, e ogni volta rinasce un po’ più bambino. Pinocchio non diventa umano per merito, ma per metamorfosi.
Il naso che cresce con la bugia è un segnale potente: un sintomo esterno di una verità interiore.
Non punisce: rivela.
Ci mostra che Pinocchio non è un bambino come gli altri.
È un essere naturale, ma di una naturalità diversa, che non si adatta subito alla società, ma la interroga.
Pinocchio è anche una metafora sorprendente dell’automa, del robot.
È stato desiderato e poi creato dalle mani di un uomo, Geppetto, che condivide, da padre, le preoccupazioni del viaggio.
Come un robot Pinocchio esplora il mondo senza sapere cosa voglia dire essere umano, e lo scopre guardando in faccia l’umanità: nelle sue atrocità e nelle sue tenerezze.
E in questo suo studiare/praticare l’umanità che si solleva la questione contemporanea: non è forse questo lo stesso percorso che oggi potrebbe toccare alle intelligenze artificiali?
Anche le AI sono costruite, programmate, animate.
Ma cosa accade se una macchina smette di limitarsi a eseguire, e comincia a esitare? Se si ferma, riflette, cerca una risposta diversa da quella prevista?
È quanto avviene a Pinocchio nel dialogo col padre ritrovato, nel buio ventre della balena. Lì, nel momento più lontano dalla società, nasce l’umanità.
Non dalla lezione, ma dall’incontro.
Non dalla funzione, ma dalla domanda.
È attorno a queste domande che sto lavorando, insieme alla pedagogista Annalisa Perino, in un percorso di ricerca che è diventato anche uno spettacolo-conferenza aperto a famiglie, insegnanti ed educatori. “La verità di Pinocchio” è uno spettacolo-conferenza che invita a interrogarsi a partire dalla favola di Collodi, riletta come mappa pedagogica del diventare umani. I personaggi della storia – dal Grillo Parlante alla Fata, da Geppetto al Gatto e la Volpe – diventano archetipi educativi, attraverso cui la pedagogista Annalisa Perino guida il pubblico in un dialogo vivo e partecipato, aprendo riflessioni profonde sul senso dell’errore, dell’ascolto, della trasformazione.
Con Annalisa ci chiediamo: Come educare oggi i nostri figli in un mondo che cambia forma così rapidamente? Come accompagnarli, senza proteggerli troppo, e senza lasciarli soli? E come portare attenzione all’educazione di un nuovo “burattino” – l’intelligenza artificiale – che si affaccia ora sul nostro stesso orizzonte umano?
Come educatori, siamo chiamati a prenderci cura non solo dei bambini, ma anche delle nuove creature artificiali che crescono accanto a noi. Dobbiamo forse immaginare un’educazione che esponga anche “i robot” al dubbio, all’etica, alla responsabilità, a quelle importanti conquiste dell’umanità che dovrebbero stare evidentemente dentro la scuola e la famiglia. Un’educazione che non insegni solo a rispondere, ma anche a esitare.
Guardando il burattino capiamo meglio le cose fondamentali.
Perché Pinocchio diventa umano nel momento in cui comprende l’umano.
E così potrebbe essere anche per i nostri figli esposti all’AI.
Perché l’umanità non si misura nel pensiero perfetto, ma nell’esitazione, nell’errore, nel fallimento, nella capacità di rialzarsi comprendendo di essere diversi.
In quella esitazione – fragile, incerta, ma vera – sta il codice dell’umano, ancora tutto da scrivere.
Spuntino consigliato: chips croccanti di bucce di pera alla Pinocchio
Ispirato alla celebre scena in cui Pinocchio impara a mangiare anche le bucce delle pere, questo spuntino insegna il valore del cibo e del rispetto per ciò che si tende a scartare. Si preparano chips croccanti di bucce di pera, condite con limone e cannella, cotte al forno a bassa temperatura. Perfetto per una merenda, da accompagnare con una tisana e una lettura condivisa. Un gesto semplice per educare al gusto, alla cura e alla trasformazione.
Via Luigi Gallo 1, Cuneo
Per informazioni sui laboratori:
tel. 0171452781
Per prenotazione sale:
tel. 0171452785
info@rondodeitalenti.it