
Quando Cosimo Piovasco di Rondò, protagonista del Barone rampante di Italo Calvino, sale sugli alberi e decide di non scendere più, compie un gesto che rompe gli schemi: cambia prospettiva e, così facendo, modifica il modo stesso in cui apprende. Accetta la complessità del bosco, impara a muoversi al suo interno, lo reinventa. Ogni albero diventa un maestro, ogni incontro una lezione. La natura gli mostra che non esiste un solo modo di conoscere: l’ape impollina, il lupo regola le prede, il riccio controlla gli insetti. È l’intreccio delle differenze a rendere vitale l’ecosistema.
Anche la conoscenza umana funziona così: il contadino, il falegname, il medico, il poeta portano ciascuno un sapere incarnato, nato dal contatto diretto con la materia e con gli altri. Ogni competenza è un frammento della stessa sostanza del mondo. Paolo Di Paolo, riflettendo sul romanzo, ricorda come l’ostinazione di Cosimo sia la sua vera eredità: cresce, cambia, ma rimane fedele alla decisione che lo ha reso ciò che è. È, in fondo, il precettore di sé stesso.
Così dovrebbe essere anche la scuola: capace di evolversi restando coerente, fedele all’unicità delle persone e alla fiducia nella crescita reciproca.
La pluriclasse, tornata attuale nei territori segnati dal calo demografico, è spesso percepita come un problema: gestire livelli diversi, bisogni differenti, programmi non allineati può mettere alla prova qualsiasi insegnante. Il timore di “non arrivare a tutti” è reale, così come la fatica di orchestrare attività che parlino contemporaneamente a chi sta imparando a leggere e a chi si prepara alla secondaria. A volte la pluriclasse genera un senso di isolamento professionale: pochi colleghi con cui confrontarsi, materiali non sempre adeguati, una complessità che richiede tempo e respiro.
Eppure proprio da queste difficoltà possono nascere risorse inattese. Come per Cosimo, che trasforma una scelta estrema in una forma più ampia di libertà, anche la pluriclasse può diventare un laboratorio di biodiversità educativa. Secondo l’INDIRE (2022), gli studenti che vivono in contesti misti sviluppano maggiore autonomia e capacità di organizzare il proprio lavoro.
Le indagini OCSE-PISA mostrano che l’eterogeneità favorisce la personalizzazione dell’apprendimento e spinge a una didattica più flessibile e creativa. L’INVALSI (2021) ricorda che la qualità della relazione è il principale fattore di successo: nelle pluriclassi, proprio grazie alla dimensione ridotta e familiare, si crea un clima di cura che sostiene ogni percorso.
La convivenza di età diverse attiva inoltre dinamiche di mutuo apprendimento naturali: i grandi diventano tutor spontanei, i piccoli osservano modelli prossimi e credibili. Una forma di apprendistato diffuso che rafforza il senso di appartenenza, consolida l’autostima e rende ciascuno responsabile del cammino degli altri.
Ma perché la pluriclasse possa davvero esprimere questo potenziale, anche gli insegnanti devono poter vivere ciò che chiedono agli studenti: lavorare insieme, imparare insieme, contaminarsi. Spazi strutturati di confronto tra pari, comunità di pratica, osservazioni reciproche e momenti di ricerca condivisa non sono un lusso, ma una condizione necessaria. Per sostenere una classe eterogenea, il docente ha bisogno di una “pluriclasse professionale”: colleghi con cui scambiare strategie, prototipare attività, sperimentare metodologie e poi riportarle alla comunità. Senza questa rete, il carico individuale rischia di diventare insostenibile; con essa, la pluriclasse si trasforma in un terreno fertile dove innovazione e cooperazione si alimentano a vicenda.
Per questo la pluriclasse non deve essere vista solo come una risposta obbligata alle trasformazioni demografiche, ma come una possibilità: un modo per rimettere al centro le relazioni, la collaborazione, l’arte di crescere insieme. Come Cosimo, anche la scuola può imparare a cambiare punto di vista e a salire più in alto, senza perdere le radici che la legano alla comunità. È dall’intreccio delle differenze – tra bambini e tra adulti – che nasce un ecosistema educativo capace di rigenerarsi.
Spuntino consigliato: rintanati nella tua casetta sull’albero raccogliendo noci, nocciole e castagne. Ma mi raccomando… lascia stare le lumache.

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