Benessere Educazione Scuola

1 Agosto 2025

di Anna Granata

L’arte del prendersi cura (di sé)

Tempo di lettura: 2 minuti

Come ogni estate ritorna il mantra degli insegnanti che fanno vacanze troppo lunghe. Ormai è un appuntamento fisso: uno dei mestieri più sfidanti e determinanti per l’intera società viene descritto (da chi ovviamente non lo conosce) come professione part-time, con troppi svaghi e privilegi. Non parlerò di una questione tecnica (eppure fondamentale) come quella della programmazione formativa. Non citerò l’aspetto contrattuale, sebbene valga sempre la pena ricordare che un insegnante su quattro in Italia è precario, dunque entra in disoccupazione il primo giugno per poi rientrare a scuola il primo di settembre. Non vorrei parlare nemmeno del fatto che insegnare sia un mestiere usurante e carico di responsabilità: con una percentuale elevata di docenti alla soglia della pensione quel tempo di recupero è fondamentale per non incorrere in fenomeni sempre più diffusi di burnout.

Il punto sul quale mi interessa qui riflettere è la dimensione della cura di sé, fondamentale per poter svolgere questa professione. Per educare e prendersi cura di altri (bambini e bambine, alunni fragili e disabili, studenti e famiglie straniere, adolescenti dispersi e sofferenti) è necessario avere un tempo consono per prendersi cura della propria mente, del proprio corpo e della propria immaginazione. Un tempo che – secondo le inclinazioni e i desideri di ognuno – può essere fatto di viaggi e di libri letti per piacere, di impegno civico e di rapporto con la natura, di sport e di svago, di tempo disteso per la famiglia e per gli amici, di uno spazio vitale per riprendere energie e coltivare talenti. Se l’insegnante non è un mero esecutore di compiti impartiti dall’alto e di mansioni da svolgere passivamente, scoprire e mettere all’opera capacità e talenti dovrebbe essere considerato il più alto investimento di una società per la sua scuola. La presenza di 3.300 tra docenti, dirigenti, educatori da tutta Italia per partecipare alle summer school del Rondò dei talenti lo scorso luglio, ci dice di un grande desiderio di prendersi cura di sé e dei propri talenti.

In gioco c’è anche una questione di genere. Se pensiamo alle donne di ieri e di oggi, è esperienza comune ricordarle sempre all’opera in attività quotidiane, senza momenti liberi e per sé. Al corpo insegnanti (prevalentemente femminile) di oggi si critica un tempo troppo lungo di vacanza anche perché si pensa che non avrebbero diritto a questo tempo. Eppure, staccarsi dalle faccende quotidiane, dallo stress lavorativo, dalle dinamiche complesse con studenti e famiglie, dovrebbe essere considerata una dimensione fondamentale del loro mestiere. Un tempo slegato da vincoli impegni e nel quale mettere all’opera l’immaginazione.
Per la filosofa Martha Nussbaum – da sempre attenta ai temi dei diritti delle minoranze – il tempo per l’immaginazione è una dimensione vitale nelle vite delle donne, al pari della salute, dell’integrità fisica, della sicurezza personale, dell’istruzione, dell’accesso al lavoro e della partecipazione alla vita pubblica. Insegnanti creative e dotate di immaginazione, piene di energie e di motivazione, diventano le principali garanti della salute e del benessere dei nostri bambini e ragazzi, delle loro famiglie, insomma della società tutta.
Prendersi cura di sé, senza sensi di colpa e con il profondo senso del valore del proprio bellissimo mestiere, è al fondo un grande atto di responsabilità.

Suggerimento di spuntino: ribes, lamponi, mirtilli e altri frutti di bosco. Piccoli, nutrienti e ricchi di vitamina C, contribuiscono a sostenere la salute generale del nostro organismo. Ancor più efficaci se li raccogliamo con le nostre mani passeggiando spensierati (e spensierate) nel bosco!

Scritto da
Anna Granata