Creatività Educazione Gioco

1 Ottobre 2025

di Matteo Boca

Le regole sono libertà

Tempo di lettura: 3 minuti

“Le regole mi stanno strette.” “Le regole mi limitano.” “Le regole tolgono creatività.”

Probabilmente, leggendo queste parole, ci viene in mente l’immagine di un adolescente che ci urla in faccia queste frasi, dopo un rimprovero. Ma siamo sicuri che noi adulti la pensiamo in maniera differente? E che magari siamo bravi a imporre le regole agli altri, ma riteniamo che quelle applicate a noi stessi siano una gabbia, pensando che l’assenza di regole sia libertà?

Teniamo questo pensiero in testa, e mettiamoci seduti in balcone con un sacchetto di tortilla in mano e una ciotolina di guacamole appoggiata a fianco.
Cosa succede, in effetti, quando qualcuno tira fuori una scatola, apre un regolamento, si distribuiscono dei segnalini, e comincia una partita? Senza pensarci troppo, accettiamo di entrare in un mondo fatto solo di regole. Ma ci sentiamo più liberi che mai.

È questo il paradosso del gioco. Ci ricorda che le regole non sono il contrario della libertà, ma sono la condizione per viverla. Nel gioco da tavolo, le regole non sono imposte dall’alto, non sono punitive. Sono il patto condiviso che rende possibile l’esperienza. Senza regole, non c’è gioco. C’è solo caos, arbitrio, confusione. Le regole danno forma. Tracciano un perimetro dentro cui muoversi, esplorare, rischiare. Sono le regole che creano il terreno comune e che ci permettono di riconoscerci e relazionarci.

L’abbiamo già ricordato, ma persino per i bambini lo stare alle regole è fondamentale, anche nei giochi meno strutturati, quelli in cui non si fa altro che urlare e inseguirsi, se provi a fare qualcosa al di fuori di quelle che sono vissute come regole… “non vale!”. Pensiamo a quanto è potente la presenza delle regole: ci si siede con persone sconosciute, magari di età, cultura, provenienze diverse, e grazie ad esse si può vivere una storia insieme, per mezz’ora o per tutta la sera. E proprio perché sono condivise, le regole del gioco non opprimono, ma liberano.

Nel gioco, tutti sanno cosa possono fare. Tutti sanno cosa non possono fare.
E questo equilibrio crea un tipo raro di spazio: uno spazio sicuro, dove si può osare e dove, per poter vincere, ognuno deve trovare una via personale, magari inesplorata; mettere insieme pezzi di meccaniche diverse, leggere gli avversari e trovare la propria originalissima strategia. A naso, direi che questa è la definizione di creatività.

Il sacchetto di tortilla è già vuoto a metà, e la salsa comincia a scarseggiare in quella piccola ciotolina. Spesso si pensa che la creatività significhi inventare qualcosa che non esiste. Invece, consiste nel mettere insieme pezzi noti in una maniera non nota. Una bella creazione la si riconosce quando tutto era già davanti ai nostri occhi, quando avremmo potuto pensarci anche noi. Quando c’erano già gli ingredienti e la ricetta, ma la abbiamo resa nuova. Sono i limiti e le regole a rendere possibile tutto ciò: paradossalmente è molto più facile!

Prova a scrivere una poesia senza metrica, senza suoni, senza struttura. È più difficile, non più libero. Prova a danzare senza musica, senza ritmo, senza direzione. Prova a vivere senza regole. La libertà non nasce nel vuoto, ma nella forma.

La libertà di parola ha senso solo se ci sono regole che la proteggono.
La libertà di agire ha valore solo se non calpesta la libertà dell’altro.
Le regole non sono sempre giuste, certo. Ma possono essere riviste, riscritte, negoziate. Ed è qui che sta la differenza: una società che ha regole può scegliere se cambiarle. Una società senza regole semplicemente non sceglie, resta in balia del più forte o di chi urla di più.

Nel gioco, impariamo ad amare le regole perché sono nostre. Perché ci invitano, ci coinvolgono, ci chiamano a rispettarle insieme. E quando qualcuno le viola, il gioco si rompe. Lo sentiamo subito: non è solo fastidio, ma è un’incrinatura del patto. È come se, d’un tratto, fosse sparita quella libertà condivisa che ci permetteva di stare bene dentro i limiti.

Per questo forse dovremmo giocare di più, non solo per divertirci, ma per reimparare a vivere le regole come possibilità. Per mostrare a noi stessi che i vincoli non sono nemici della libertà. Ne sono la condizione.
E ora, a ben guardare, la forma triangolare non è ottimale per togliere quell’ultimo residuo di guacamole… e, in fondo, il dito è già pieno di bricioline… anche questa, in fondo, è una regola che posso scegliere di infrangere.

Spuntino consigliato: un sacchetto di tortilla in mano e una ciotolina di guacamole.

Scritto da
Matteo Boca