Ho preso per alcuni anni lezioni di tango.
In questa danza l’accordo dei movimenti si trova portando il corpo verso l’altro e compiendo un passo indietro per trovare un nuovo baricentro.
Così è ogni relazione educativa che funziona davvero: una danza fatta di gesti opposti ma complementari. Apertura e ritiro. Richiesta e attesa. Proposta e ascolto. In mezzo, tra chi si espone e chi si custodisce, nasce lo spazio per stringere un patto.
Durante il tempo covid è nata questa possibilità per le scuole italiane di coordinarsi con i loro territori, attraverso i patti educativi di comunità.
Ma come appena spiegato, un patto non può essere solo un documento.
È un’azione che si pratica tra soggetti diversi come la danza appena descritta.
È quanto sta accadendo oggi a Valdilana, nel Biellese: un territorio che cambia non per separazione, ma per prossimità.
Lì, l’Istituto Comprensivo, i Comuni, le associazioni, le imprese, le parrocchie e i cittadini si muovono come in una danza condivisa. Nessuno guida da solo. Nessuno basta a sé stesso. Si cresce insieme: non per slogan, ma per relazioni costruite una a una, come in un artigianato comunitario.
Ogni azione nata da questo patto è un gesto concreto: una rotonda di un giardino che si diventa piazza, un laboratorio che diventa spazio educativo, una passeggiata che si trasforma in lezione di geografia e cura, una scuola che si luogo di incontro a partire dalla diversa cultura del cibo.
Ma ogni patto, per durare, ha bisogno di essere curato.
Non basta firmarlo. Bisogna mantenerlo vivo.
Per questo, serve costruire non solo una cabina di regia, ma anche una cabina di segreteria condivisa: uno spazio operativo e relazionale, dove le parti si incontrano anche fuori dai momenti ufficiali, per chiamarsi, sollecitarsi, sostenersi a vicenda.
In ogni processo comunitario ci sono fasi calde e fasi fredde. Attori che si attivano, altri che rallentano. È normale. Ma è proprio in quei momenti che il patto mostra la sua forza: quando qualcuno si ricorda di qualcun altro, lo richiama con cura, non per dovere, ma per alleanza.
Quando la partecipazione non viene pretesa, ma riattivata con pazienza e fiducia.
La regia organizza, ma la segreteria tiene il filo.
E questo filo – fatto di cura, contatti, dialoghi, inviti – è ciò che impedisce al patto di rompersi alle prime fatiche.
Lo aiuta ad attraversarle. A trasformarsi. A restare vivo.
Il Patto di Valdilana è questo: non una firma, ma una piazza.
Come quelle di un tempo, dove si incrociavano lavoro, idee, relazioni.
Ripensare gli spazi educativi come piazze aperte, accessibili e condivise, significa costruire comunità capaci di autoformarsi.
Significa dare ai bambini non solo il diritto di imparare, ma di far parte di un mondo che si costruisce anche grazie a loro.
Perché ogni passo educativo è un passo in comune.
Ogni rete che sostiene è un gesto politico.
E ogni patto vero è un’opera collettiva, scritta a più mani e riscritta ogni giorno, se c’è qualcuno che si prende cura di tenerla viva.
Spuntino consigliato: come in ogni patto, anche nella frutta serve equilibrio. Dolce e aspro, morbido e croccante. La macedonia “Salire a patti” si prepara insieme, scegliendo frutti di stagione e accordandosi su tagli, dosi e abbinamenti. Ogni bambino porta un frutto e ogni gesto diventa dialogo, cura, responsabilità condivisa. Un modo semplice e gustoso per trasformare la merenda in un esercizio di cooperazione.
Via Luigi Gallo 1, Cuneo
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