
Troppo spesso ci dimentichiamo che il bullo peggiore non è quello che incontriamo a scuola, ma è la voce tagliente e spietata che ci dice che non valiamo nulla, nessuno ci vorrà mai bene e non combineremo niente di buono. Fare i conti con questo nemico è uno dei compiti più importanti della vita, perché il Bullo Interiore cercherà di spegnere tutto ciò che è luminoso e prezioso: la felicità, i desideri, la voglia di fare e il rapporto con chi ci sta intorno.
Già dal titolo dell’ultimo romanzo per ragazzi di Stefano Rossi si intuisce la direzione: una domanda che non ammette scorciatoie, che costringe a fermarsi e a guardarsi dentro. Sono proprio le situazioni che ci mettono sotto pressione, infatti, a obbligarci a misurarci con le nostre fragilità e a riconoscere, spesso dopo molti tentativi, il desiderio profondo di contare qualcosa — per noi stessi prima ancora che per gli altri.
In questo libro, Rossi non offre semplici consigli: costruisce una vera mappa di sopravvivenza emotiva, fatta di storie, esempi, ma anche veri e propri esercizi e strumenti per orientarsi. L’adolescenza in queste pagine non viene idealizzata, bensì è raccontata come un territorio pieno di contrasti: il bisogno di essere visti e la paura di essere sbagliati; il desiderio di libertà e il peso del giudizio; l’urgenza di diventare qualcuno e la sensazione di non avere abbastanza valore. Il nemico, suggerisce l’autore, non è soltanto il compagno prepotente o il bullo di turno, ma soprattutto quella voce interna che sussurra “non vali”, “non ce la farai”, “non sei degno”. Una voce più pericolosa perché invisibile, instancabile e sempre in agguato, soprattutto per le nuove generazioni, che si misurano costantemente con riferimenti che, più che ispirazionali, diventano terrificanti.
Pur essendo pensato per lettrici e lettori dagli 11 ai 18 anni, il libro parla anche a chi ha superato da tempo l’età delle scuole medie e superiori. In un’epoca dominata da modelli irraggiungibili, performance costanti e paura del fallimento, il metodo di Rossi si rivela una guida preziosa: invita a riconoscere la pressione, a non farsene travolgere e a trasformare le ferite in una via possibile alla consapevolezza: «non so nulla della tua vita. Non conosco le gioie o le ferite del tuo cuore. Ma posso allenarti a trasformare le tue paure e le tue insicurezze nel coraggio e nella forza di volare».
La struttura segue sette “forme di coraggio”: non il coraggio epico dei grandi gesti, ma quello quotidiano, necessario per affrontare le paure, ascoltare la propria voce interiore, accettare il cambiamento e ricostruire un’immagine di sé più vera. Rossi intreccia storie immaginate e testimonianze reali, successi e cadute, riflessioni ed esercizi: un tessuto narrativo che non giudica, ma accompagna. L’obiettivo non è proporre formule risolutive, bensì allenare lo sguardo su di sé e coltivare una gentilezza interiore spesso negata.
Ne emerge un libro che diventa molto più di una lettura: un invito a interrogarsi su identità, autostima, salute mentale, relazioni. Per chi vive l’adolescenza con fatica, un promemoria che la vulnerabilità non è un difetto. Per chi insegna, un’occasione per avviare conversazioni autentiche. Per i genitori, una chiave per comprendere meglio il mondo emotivo dei propri figli.
E per gli adulti che continuano a fare i conti con paure e insicurezze, una chiamata gentile ma decisa: alzare lo sguardo, riconoscere la propria voce, credere che dentro ognuno di noi esista qualcosa che merita di essere ascoltato.
Da sorseggiare con: un caffè latte, sospeso tra dolcezza e slancio, come le pagine di questo libro.

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